domenica 2 gennaio 2022

Da dove arriva il cacao che mangiamo? Conosciamo la Costa d'Avorio.


 L'avete notato? Da qualche tempo se un’industria alimentare crea un nuovo prodotto dentro c’è il cacao (che fantasia!).

Ma vi siete mai domandati da dove arriva il cacao che mangiamo? Direi che almeno tutti abbiamo in mente che arriva da un qualche posto dove fa caldo, ma esattamente da dove?

La risposta ci arriva da uno dei padiglioni dell’expo2020 di Dubai.

Il tema di questo expo è Sharing minds, create future: condividere le menti e creare il futuro, che è lo spirito che ha portato gli Emirati arabi uniti a perseguire l’innovazione come strategia di sviluppo del loro paese.

Sono stati individuati tre sotto temi: Sostenibilità, Mobilità e opportunità.

Noi che abbiamo visitato questo expo possiamo dire che sono stati pochi i paesi partecipanti a sviluppare questi temi nel loro padiglione, tra questi: Singapore, Lituania, Svezia.

Di sicuro non l’Italia, che ha presentato un padiglione ricco nella sua esteriorità di design, quanto povero nella sua interiorità, dove mostra un’immagine dell’Italia piena di cliché, come se il Bel paese avesse solo l’artigianato da offrire ad un visitatore.

Ma l’expo è anche un modo per conoscere la realtà di vita di Paesi lontani, geograficamente e turisticamente parlando, ma che hanno da insegnarci qualcosa.

Rispetto al tema di questo blog, ovvero il cibo, ci ha colpiti il padiglione di un paese africano, che è il maggior produttore mondiale di cacao. Stiamo parlando della Costa d’Avorio, uno dei paesi emergenti, che negli ultimi anni ha avuto un tasso di crescita del PIL dell’8%.

Producendo ogni anno più di 2 milioni di tonnellate dell’amata fava, il 41% della produzione mondiale, la Costa d’avorio è di fatto il Paese del cioccolato, come ci spiega un pannello espositivo a forma di tavoletta di cioccolato.



Ma non solo cioccolato. La Costa d’avorio è anche il 5° produttore mondiale di karitè, il 1° produttore africano e il 7° mondiale  di gomma naturale, il 2° produttore africano e il 9° mondiale di olio di palma, e ancora il 3° esportatore mondiale di caffè di qualità Robusta, che contiene il doppio della caffeina della qualità Arabica.

Pannello illustrativo padiglione Costa Avorio


Il cacao contiene: carboidrati, lipidi, proteine vegetali, minerali e vitamine A, B, B12 ed E. In questa composizione i flavonoidi sono i più abbondanti.

Che cosa sono i flavonoidi?

Sono dei composti fenolici, che svolgono svariate attività biologiche utili per il nostro organismo, una fra tutte è l’azione antiossidante. Ma non solo, hanno anche proprietà:

-         Anti infiammatorie

-         Protettive e rinforzanti nei confronti dei capillari

-         Simili a quelle degli estrogeni prodotti dall’organismo

-         Epatoprotettive

Essi non si trovano solo nel cacao, ma anche nel tè, nel vino rosso e negli agrumi, per citarne alcuni.

L’azione più “simpatica” del cacao è quella sull’umore, per questo viene chiamato ormone del buonumore.

Quando mangiamo cioccolato il cervello libera dopamina e serotonina, gli ormoni che regolano la sensazione di benessere.

Quanto dovremmo mangiarne per avere effetti piacevoli e non sgradevoli?

Un quadratino al giorno con una percentuale di cacao non inferiore al 70%. S^, solo un quadratino, ahinoi.

Luigina Pugno, Walter Caputo

martedì 21 dicembre 2021

I LICHENI

 


Molto probabilmente vi starete domandando: "cosa c'entrano i licheni con il cibo? Non erano collegati all’inquinamento?" Forse non tutti sanno che costituiscono l’inizio della catena alimentare.

 

I Licheni sono organismi simbionti, in pratica sono 2 organismi in 1. Convivono insieme un fungo e un organismo autotrofo, un cianobatterio o un’alga dandosi reciproco appoggio: il fungo sopravvive grazie ai composti organici prodotti dall’altro organismo e contemporaneamente lo protegge, gli dona sali minerali e acqua.

L’apparato vegetativo del lichene può assumere diverse morfologie: da piatto ed appiattito, fino a crescere in verticale con ramificazioni. Le specie esistenti sono circa 13.000, di cui 2000 vivono in Italia. I licheni crescono molto lentamente, circa 2 cm all’anno

Questi organismi vegetali son in grado di vivere ovunque: sulle rocce, le cortecce, sui muri ecc. Resistono a temperature bassissime e ad estrema siccità, per questo li possiamo trovare ad alta quota, ma anche nei deserti.

Sono comparsi sul pianeta Terra nell’Era Paleozoica e sono stati i primi colonizzatori della terra ferma.

Vengono considerati l’inizio di una lunga catena alimentare portando fertilità al terreno che si stava formando e facendo da substrato per organismi più evoluti come muschi, felci e piante erbacee, In seguito sono comparse sul terreno le prime piante ad arbusto dette “piante pioniere”, a cui sono seguite piante dominanti e da frutto.

Come vengono utilizzate per l’alimentazione?

Di tutte le specie di licheni esistenti solo 2 non sono commestibili ed entrambe sono facili da riconoscere perché di colore giallo.

Certo il sapore del lichene crudo non è un granché in quanto acido, va quindi seccato o cotto.

Il lichene viene utilizzato per produrre alcol alimentare al posto del grano nei paesi scandinavi e come il grano è un carboidrato, ma contiene anche il 32% di fibre, ma anche vitamina A e proteine. Ecco perché in caso di carestia venivano consumati al posto della farina.

 

Una curiosità:la lecanora, o Manna, viene trasportata dal vento e nella Bibbia sfamò gli ebrei, che viaggiavano per raggiungere la terra promessa.

 

I licheni hanno anche impieghi in medicina, e vengono utilizzati per valutare la qualità dell’aria, ma è meglio lasciare questo argomento agli esperti.


Luigina Pugno

 

lunedì 22 marzo 2021

GIORNATA MONDIALE DELL'ACQUA cosa si sta facendo per il risparmio idrico in agricoltura?

Foto creata con picsart free to edit


Nel 2017 siamo stati in vacanza anche in Uzbekistan. Nella capitale una cosa era evidente, lo spreco idrico! Nelle vie del centro l'acqua veniva usata a mezzogiorno per bagnare l'erba dei viali.

In città, ma soprattutto fuori, un'altra cosa ci colpì: l'assenza si insetti! Ma degli insetti parleremo un'altra volta, ora ci interessa: come risparmiare acqua in un pianeta sempre più caldo.

In questo video potete vedere come, con un semplice trucchetto, la nostra famiglia composta da 3 persone riesca a consumare 50 mq d'acqua l'anno.



In agricoltura si sta sempre di più ricorrendo all'agricoltura di precisione, chiamata anche agricoltura 4.0, che mira a ridurre l’impatto ambientale delle produzioni agrarie ottimizzando l’uso delle risorse e basandosi sul fatto che le aree coltivate non sono omogenee. Infatti a seconda del tipo di prodotto coltivato, del luogo di produzione, e del tipo di terreno il consumo d’acqua sarà differente.



L’agricoltura di precisione fornisce a ogni coltura solo l’acqua di cui necessita minimizzando gli sprechi. Gli irrigatori a goccia permetto di sfruttare fino al 90% dell’acqua utilizzata, se invece irrighiamo usando solchi possiamo fruttare al massimo il 60% dell’acqua, ma ancora meglio sarebbe utilizzare la subirrigazione attraverso tubi interrati là dove c’è bassa rotazione colturale. La subirrigazione ha un’efficienza del 95%, perché porta l’acqua direttamente all’apparato radicale senza evaporazioni e dispersioni.

Come c’entra la tecnologia in tutto ciò?

Si possono usare piattaforme dedicate per decidere se e quanto irrigare. Una di queste piattaforme è Irriframe. Questa piattaforma è gratuita, personalizzabile e connessa col telefono dell’agricoltore per aggiornarlo sulle necessità idriche dei suoi campi.

Ma esistono anche droni con rilevatori a infrarossi, che rilevano se la pianta è in stress idrico, cioè se sta consumando più acqua di quella che assorbe. Con i droni si arriva a risparmiare il 25% dell’acqua senza intaccare la produttività.

Esiste anche il sistema Agrowetlands che misura parametri meteorologici, umidità e salinità del terreno e delle falde per informare gli agricoltori per aiutarli a decide come, quanto e quando irrigare.

Gli eventi climatici avversi sono sempre più frequenti per questo diventa fondamentale farsi aiutare dalla tecnologia e far evolvere l’agricoltura da 3.0 a 4.0.

Per saperne di più vi invito a leggere il libro di Mauro Mandrioli, edito da Zanichelli, Nove miliardi a tavola. Un libro di divulgazione scientifica di rara chiarezza e inaspettatamente appassionante. Se potessi dargli un voto, sarebbe 10 e lode.

In questo libro troverete anche informazioni sui filamenti biocompostabili per misurare i parametri necessari per farci conoscere la salute della pianta e le sue necessità, su come Conserve italiane sia riuscita a prelevare solo il 10% dell’acqua che le serviva, ma anche tanto altro su soluzioni smart per parassiti, infestanti e fertilizzanti, e sulle città sempre più “agricole” e davvero a km 0!

 

Dr.ssa Luigina Pugno

 #risparmioidrico #risparmio #idricoinagricoltura #agricoltura4.0


lunedì 8 marzo 2021

L'AGRICOLTURA ITALIANA E' SEMPRE PIU' AL FEMMINILE

Fonte: PicsArt free to edit
Oggi è la Festa della donna e dal libro di Mauro Mandrioli Nove miliardi a Tavola, ed Zanichelli arriva una riflessione sulle donne e il lavoro.

Presto saremo in Nove miliardi a tavola. Nove miliardi di persone da sfamare. Possiamo riuscirci con l'agricoltura 4.0, anche chiamata agricoltura di precisione.

L'agricoltura 4.0 utilizza la tecnologia per migliorare le rese, irrigare in modo preciso e senza sprechi, dare fertilizzanti ed antiparassitari mirati e non "a pioggia", eliminare le erbacce con un uso ridottissimo di erbicidi.

Sarò tutto ciò a permettere di mangiare tutti e senza uccidere il pianeta in cui viviamo.

Questo tipo di agricoltura si sta facendo sempre più strada, ma non alla velocità con cui va il sovrappopolamento.

Come scrive Mandrioli: "la malattia più grave dell'agricoltura non dipende da virus, batteri, o funghi: è culturale. Sto parlando del rifiuto di accettare le innovazioni".

L'agricoltura è considerata un settore al maschile se pensata in Europa, o Nord America, mentre se pensiamo all'Asia le immagini che si creano nella nostra mente sono di donne chine nelle risaie, sui cespugli delle piante del tè ecc.

Negli ultimi anni sempre più giovani sono tornati all'agricoltura e molte sono donne.

Il 20% delle imprese agricole italiane è gestito da donne e le donne sono più attente all'innovazione tecnologica ed imprenditoriale, nonché alla sostenibilità ambientale.

Oltre a produrre si occupano anche di gestione agrituristica e di attività educative in fattoria.

Le donne in agricoltura producono ben il 30% del PIL italiano.

Il nostro Paese non è in cima alla classifica, che è guidata da Lettonia e Lituania, ma nemmeno in coda, dove troviamo Germania, Danimarca e Olanda che hanno solo il 10% di imprese agricole al femminile.

L'ONU si sta impegnando per far crescere le imprese agricole femminile nei paesi in via di sviluppo attraverso il Rural women's economic empowerment.

Questo progetto di aumento dell'imprenditoria femminile è molto importante, perché ridurrebbe le differenze di genere, aumenterebbe la disponibilità economica e quindi l'accesso a istruzione e sanità.



Dr.ssa Luigina Pugno



martedì 5 gennaio 2021

ALLULOSIO: LO ZUCCHERO CHE PUOI MANGIARE A VOLONTA?

 

Fonte: Picsart free to edit
Tutti quanti siamo appassionati di zucchero. Magari non lo mangeremmo a cucchiaini, ma sotto forma di caramelle, torte, cioccolato ecc, certamente sì.

Lo zucchero è una componente fondamentale della nostra alimentazione: ci dà l'energia di cui il nostro corpo ha bisogno per funzionare. 

I problemi connessi a questa assunzione sono di tipo salutistico ed economico. L'eccessiva assunzione di zucchero causa diabete di tipo 2 e carie ai denti, due effetti indesiderati che comportano una spesa economica per riparare al danno.

I glicani (polisaccaridi ovvero carboidrati complessi) che, insieme con le proteine o i lipidi presenti nelle membrane cellulari, costituiscono glicoproteine e i glicolipidi di membrana, hanno diverse funzioni fisiologiche, che vanno dall'accumulo di energia e integrità strutturale alla segnalazione cellulare e alla regolazione dei processi intracellulari. Sebbene i carboidrati derivati ​​dalla biomassa (come D-glucosio, D-xilosio e D-galattosio) siano estratti su scala commerciale e fungano da materie prime chimiche rinnovabili ed elementi costitutivi, ci sono centinaia di monosaccaridi distinti che tipicamente non possono essere isolati dalle loro fonti naturali e devono invece essere preparati mediante sintesi chimiche o enzimatiche a più fasi. Questi zuccheri "rari" sono presenti in modo prominente nei prodotti naturali e farmaceutici bioattivi, compresi i farmaci antivirali, antibatterici, antitumorali e cardiaci.

L’allulosio è uno di questi glicani, ma è raro, perché presente in pochi alimenti (frumento, uvetta, fichi).

Il gusto e la consistenza sono come quelli del diffusissimo glucosio, che noi tutti utilizziamo, ma rispetto al comune saccarosio dolcifica al 70/80%, ma contiene solo il 10% delle calorie.

Nel 1994 il professor Izumori dell'università di Kagawa ha scoperto come sintetizzarlo su larga scala e dal 1999 viene prodotto e commercializzato in Giappone. La commercializzazione negli USA è consentita dal 2014, mentre in Europa è ancora vietata.

Quasi l'80% dell'allulosio ingerito passa nel flusso ematico, esso viene eliminato direttamente nelle urine, non innalzando i livelli di zucchero nel sangue. La stragrande maggioranza del suo potenziale energetico non viene utilizzato.

Per questo motivo l’allulosio può essere utile per chi soffre di diabete e la sua assunzione può forse prevenire la comparsa del diabete tipo 2.

Le ricerche sono ancora poche, ma in quelle effettuate si è visto che chi lo assumeva aveva nel sangue livelli di zuccheri e insulina più bassi del gruppo di controllo, o di chi assumeva altri zuccheri. Inoltre nelle ricerche fatte sui ratti si è visto che non contribuisce all’aumento della massa grassa, e sembra ridurre l’accumulo di grasso nel fegato. Dagli studi è emerso anche che l’allulosio è sicuro per l’alimentazione, perché non ha presentato tossicità, ovviamente se, come il glucosio, viene utilizzato con moderazione!

Sono in corso ulteriori studi al MIT, di cui attendiamo gli esiti, magari da leggere in forma gratuita.


dr.ssa Luigina Pugno

#ciboesalute #allulosio

lunedì 9 novembre 2020

I BENEFICI DEL BRODO DI POLLO

 

Si sa, quando arriva l'autunno, le temperature calano anche bruscamente e cominciano quelli che vengono comunemente chiamati i "malanni di stagione". Tosse, naso che cola e qualche linea di febbre possono fare la loro comparsa. I rimedi casalinghi prescrivono riposo e brodo di pollo. Tutti quanti, quando pensiamo al brodo di pollo, lo associamo allo stare a letto e a qualcuno che ce lo prepara, magari con una spremuta di arancia se l'autunno è inoltrato. 

Il brodo di pollo fa effettivamente bene? 
La minestrina è un piatto leggero, adatto a chi ha poco appetito quando è malato. Viene servita nel brodo, solitamente di pollo. Il pollo è ricco di proteine e vitamine del gruppo B, che aiutano il sistema immunitario ed è anche una buona fonte di minerali. Inoltre aiuta a recuperare i liquidi persi durante la sudorazione.

Da solo basta?
No, da solo non basta, oltre al pollo, il brodo dovrebbe contenere cipolla, carota e verdure che contengano la vitamina k, che aiutano il corpo a mantenersi in salute e a riprendersi dopo una malattia.

Ha altri benefici?
Il brodo di pollo preparato da qualcuno che ci accudisce è una coccola, che fa bene anche all'umore.

Serve solo ai malati?
No, assolutamente no. E' anche utile durante la gravidanza e l'allattamento.
Le proteine contenute nel brodo conferiscono un apporto indispensabile durante la gravidanza e l’allattamento, per la costruzione dei tessuti del feto e, successivamente, per rinforzare di nutrienti essenziali la madre e il bambino. Il grasso contenuto nel brodo di pollo potrebbe rivelarsi utile nell’affrontare la stitichezza, perché è un valido rimedio contro il ristagno delle feci negli intestini.

Luigina Pugno

mercoledì 21 ottobre 2020

A CENA DA AMY: UN LIBRO PER SPERIMENTARE IN CUCINA

Un regalo di compleanno per un'amica si trasforma in un libro, che sembra un irrinunciabile invito a cena da Amy. Sì, perché da lei, ad Edimburgo, c'è sempre qualche invitato, non importa se sia vegano oppure no. E' sufficiente che abbia voglia di sperimentare in cucina. E magari sentire quel profumo di colazione di una vecchia fattoria in Sudafrica. 

Allora Amy, cominciamo da lei. In che modo il suo percorso di vita, di studio e professionale l'ha condotta a scrivere "Cena da AMYci - 101 ricette vegane per soddisfare ogni palato"?

Sicuramente adottare una dieta vegana 5 anni fa mi ha spinta ad esplorare cucine di vari paesi e a sperimentare, e da qui ho approfondito la mia passione per la cucina. Fin da piccola mi è sempre piaciuto cucinare (soprattutto dolci) ma la sfida di trasformare i miei piatti preferiti in versione vegana mi ha permesso di migliorare le mie doti culinarie, e di cimentarmi in nuovi piatti che in passato avrei 'snobbato'. Dopo essermi trasferita a Edimburgo per l'università mi sono imbattuta in una comunità estremamente internazionale, grazie alla quale ho avuto modo di conoscere le culture culinarie di vari paesi. Ho sempre qualcuno a cena a Edimburgo, e da qui è nato anche il titolo del libro.

Com'è strutturato il libro?

Il libro è suddiviso in 5 capitoli tematici: Primi Piatti, Contorni, Pane & Pasta, Snack e Dolci. Ogni ricetta è affiancata da una foto del piatto ed é presente un indice al fondo.

Per quali caratteristiche il suo libro si distingue dagli altri (simili), attualmente in commercio?

Non essendo una professionista tutte le ricette hanno procedimenti abbastanza semplici ed ingredienti facilmente reperibili. Ho anche voluto affiancare grandi classici a piatti internazionali meno conosciuti, per permettere al lettore di imbarcarsi in una sorta di viaggio culinario.

Amy Lussiana, autrice
di "Cena da amyci"
Perché l'ha scritto sia in italiano che in inglese?

Sono cresciuta bilingue (padre italiano e madre sudafricana) e volevo rendere il libro accessibile a tutti i miei amici/familiari. Il libro è nato originariamente in inglese ma fin da subito ho ricevuto numerose richieste di tradurlo. Ho deciso di mantenere il titolo in italiano in entrambe le edizioni però.

Perché proprio 101 ricette e non cento o 365 ad esempio?

Ero indecisa tra 100 o 101 ricette, ma alla fine ho deciso di scegliere 101 per essere un po' meno banale!

Ha scritto "Cena da AMYci" esattamente per chi? A quali categorie di lettori è destinata la sua opera?

Il progetto è nato come regalo di compleanno per una mia amica, che ha sempre sostenuto che avrei dovuto scrivere un libro di ricette, quindi inizialmente era una semplice collezione delle mie ricette preferite per i miei amici. Man mano la collezione si è trasformata in un ricettario vero e proprio. Ritengo sia un libro per chiunque sia interessato ad espandere i propri orizzonti in cucina, vegano o non!

Quale ricetta, per lei, ha un valore emotivo tale da essere ricordata per sempre?

Probabilmente direi la ricetta per i rusks, l'equivalente sudafricano dei nostri cantucci. Mi riporta alla mia infanzia e alle numerose colazioni alla fattoria in Sudafrica oppure gli spuntini durante i vari safari. Appena si diffonde l'aroma in cucina parte la nostalgia. Inoltre sono buonissimi inzuppati in una tazza di tè.

Chi volesse acquistare il suo libro, come può fare? Quali sono le alternative di pagamento? Esiste solo un'edizione digitale o è disponibile anche quella cartacea?

Il libro è acquistabile tramite Payhip ed é necessario un account PayPal (facilmente creabile). Al momento è disponibile solo in versione digitale ma il mio prossimo progetto sarà riuscire a pubblicare una versione cartacea! 

Grazie ad Amy Lussiana per aver risposto alle mie domande. Sono infatti molto curioso, altrimenti non avrei fondato il blog "Cibo al microscopio". Spero quindi di aver soddisfatto anche la vostra curiosità, e di avervi segnalato un libro interessante. 

Walter Caputo